PERSONAGGI e INTERPRETI
(in ordine alfabetico)
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Bettina Ciriello |
Anna Laura Chierichetti |
Teresa Santacroce |
Rita Cotugno |
Concetta Smedile |
Donatella Fabiani |
Antonietta Semmolone |
Fiorella Facchini |
Gemma Semmolone |
Ilaria Lettieri |
Luisella Sciasciamocca |
Chiara Lippolis |
Eugenio Favetti |
Giorgio Pagliaroli |
Filomena Castiello |
Sara Pascolini |
Pasquale Smedile |
Massimo Perrotta |
Pupella Smedile |
Moana Persiani |
Il Signor Bebè |
Davide Razzauti |
Luigino Semmolone |
Francesco Ripandelli |
Vincenzo La Vecchia |
Roberto Ripandelli |
Felice Sciasciamocca |
Fulvio Romeo |
Rosina Sciasciamocca |
Maria Sofia Romeo |
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SCENE |
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COSTUMI |
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LUCI |
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DIRETTORE DI SCENA |
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LOCANDINA |
Carlo Mercuri |
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NOTE DI REGIA
Chissà perché di Miseria e Nobiltà , tutti ricordano (con la mente al celebre film con Totò) due battute (“Vincenzo m’è padre a me” e “Bellezza Mia”) e una scena, quella degli spaghetti?
Forse perché quelle due sono le battute più reiterate della commedia e traggono proprio da questo la propria vis e forse perché quella scena è una delle più esilaranti di tutta la filmografia italiana, capace di rendere comica ciò che è una tragedia, la fame.
Già, la Fame? E’ questa l’autentica protagonista di Miseria e Nobilità? Sì, visto che il prezzo, almeno quello iniziale, della finzione, non è altro che un pranzo, sia pure luculliano. Ma, a ben guardare, a leggere tra le righe della farsa, c’è di più.
L’edonismo, ad esempio, sia quello di Antonietta che, superata la sua condizione di “misera” in virtù di un’eredità, vuole apparire, esistere di luce riflessa, imparentandosi con i “nobiloni”, sia quello di suo figlio Luigino, per cui il denaro ha così poco valore (atteso che non se lo guadagna) da rubarlo a sua madre.
Ed ancora l’egosimo, non a caso proprio dei nobili, come Teresa, pronta a comprare i miseri per poi abbandonarli solo per soddisfare i desideri del nipote Eugenio, a sua volta impegnato a studiare, quasi indifferente all’amore della fidanzata Gemma che Bebè vorrebbe solo per un’avventura, mai per un matrimonio e non per la differenza di età, ma per quella di status.
E che dire del rancore, della gelosia, prodotti quasi necessari dell’indigenza che contrappongono Luisella, “seconda moglie, dunque fidanzata”, dunque destinata ad essere cattiva così come a Concetta, preda di un falso puritanesimo e a Pupella, per cui l’amore è la sola via d’uscita dalla povertà, come a Rosina, la più giovane e (proprio per questo?) l’unica tra i miseri capace di trovarsi un lavoro “che le dà da magiare”.
C’è posto anche per la perfidia, per quella di Gemma, capace di umiliare quel Signor Bebè che pure, se lui volesse, avrebbe sposato e per quella di Filomena, interessata solo al pagamento della pigione, forte del suo ruolo di “prima donna della facoltà di legge”.
Non manca l’ignavia, quella di Pasquale, vittima ormai inerme del progresso della vita (“Ormai i turisti le macchine fotografiche se le portano da casa”) e della moglie che lo insulta.
Solo sentimenti negativi? No, esiste anche la bontà, inevitabilmente insita nei lavoratori, come in Vincenzo, capace di far passare Rosina per sua figlia pur di aiutarla, così in Bettina, pronta al perdono, nonostante il tradimento patito.
E Felice? E’ l’uomo, con (tanti) difetti, iracondo e pavido, traditore e (pochi) pregi, amorevole, tenero, sintesi di una, volutamente troppo facile, morale imperniata sul riscatto dalle avversità della vita in virtù della presa di coscienza che la vera ricchezza è quella dell’armonia dei sentimenti, dell’unità.
Ma tutto ciò emerge solo in maniera assai soffusa (diranno, molti, per fortuna), scorrendo la commedia nel pieno ed assoluto divertimento, nella risata salutare, rinfrancante, di cui abbiamo sempre bisogno e che, come sempre, cerchiamo di assicurare.
FULVIO ROMEO
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